LA VECCHIA GORIZIA NELLA NOVA GORICA
Frammenti dell’antica periferia goriziana tra le strade d’oltreconfine
DI MICHELE DI BARTOLOMEO
Devo ammetterlo per me il confine è importante. In realtà mi piace vivere a Gorizia anche per via di questa linea, ormai sempre più immaginaria, che la divide dalla sua città gemella o sarebbe meglio dire dalla sua “sorella minore”.
Gorizia in fondo è una città normale che per me diventa speciale grazie all’esistenza di Nova Gorica.
Sono un “migrante” arrivato qui quasi trent’anni fa, ma non credo di sentirmi goriziano, mi sento però un abitante del confine che forse fa della sua doppiezza,della sua condizione di non-Stato, parte della mia identità.
Ci sono dei concetti filosofici che fanno dell’“hic et nunc”, qui e ora, la loro base. Atteggiamento che raramente riesco ad assumere. L’andare oltre quella linea mi permette, nel quotidiano, di essere altrove, in una condizione di “non qui”. Il mio bisogno di accedere a un’altra dimensione appaga il mio desiderio di estraneità; lì nessuno ti conosce, né ti saluta, si parla una lingua diversa che non capire non mi crea disagio, anzi.
Nova Gorica è una città “appena nata” e quando passeggio per le sue vie a volte mi piace pensare come fosse questa periferia est di Gorizia prima del 1947. Questo esercizio mentale mi spinge nel passato in una condizione di “non ora”. Mi svago allora a cogliere quei particolari nascosti nell’attuale tessuto urbano di Nova Gorica che rivelano in questo luogo, apparentemente senza storia, dei dettagli della “Stara Gorica” (la vecchia Gorizia).
Da vero “nerd geografico” quale sono, in questa realtà ho riconosciuto un laboratorio ideale dove intrecciare il tempo e lo spazio per fare delle interessanti scoperte sull’insospettabile passato di Nova Gorica.
Con l’aiuto della cartografia storica e una semplice sovrapposizione tra diversi “layer” appartenenti ad epoche diverse è facile far riemergere elementi “fossili” confusi nell’attuale paesaggio urbano…
Iniziamo dalla griglia degli assi viari. L’elemento forse più noto nell’odierna Nova Gorica che ci giunge dalla vecchia Gorizia è quella che fu la via del Camposanto (1), oggi conosciuta in Slovenia con il nome di Erjavčeva ulica, mentre in Italia con il nome di via San Gabriele.
La via si conficca di traverso nell’attuale pianta di Nova Gorica andando a costituire, agli albori della città d’oltreconfine, insieme alla Magistrala (oggi Kidričeva ulica), gli assi portanti dello sviluppo della nascente città jugoslava progettata da Ravnikar.
La vecchia via del Camposanto fu “graziata” dal nuovo progetto in quanto Nova Gorica, seppur nata in antitesi a Gorizia, non poteva prescindere da essa così come da Salcano (Solkan) e San Pietro (Šempeter) con le quali era destinata a formare un’unica conurbazione.
La nuova planimetria calata nel 1947 sui campi alla periferia nord est di Gorizia, tra la località di Bianca (Blanče) e i campi di Salcano (Solkansko polje), stravolge l’assetto viario precedente costruito sull’asse sud-ovest / nord-est (l’orientamento di Gorizia e Salcano), ridisegnando lo spazio con una griglia che ruota in senso antiorario di circa 30° rispetto a quella esistente, allineando così la nuova città alla linea ferroviaria quasi perfettamente orientata in direzione nord-sud.
L’antica viabilità rurale è stravolta e tutto è cancellato o quasi…
La via del Camposanto portava appunto al cimitero di Gorizia (2), nato a seguito del trasferimento, nel 1880, del vecchio cimitero situato nell’attuale area del Parco della Rimembranza. Ebbe una vita breve e tormentata. Funestato da problemi connessi alla natura argillosa del terreno, pessimo per la sepoltura dei defunti, nel 1916 viene a trovarsi nel bel mezzo della sesta battaglia dell’Isonzo che lo investe in pieno, lasciando dietro di sé un paesaggio lunare pieno di crateri, bare e cadaveri disseppelliti dopo essere stati lanciati in aria dalle bombe.
Il cimitero venne immediatamente trasferito dalle autorità italiane e, dopo un breve intermezzo sull’attuale via Vittorio Veneto (cimitero degli Eroi), trovò definitivamente posto nel 1918 in via Trieste, dove lo conosciamo oggi.
Quell’area rimase in stato di abbandono per circa 30 anni fino alla costruzione di Nova Gorica, quando le fondamenta dei nuovi palazzi andarono nuovamente a scomodare le lapidi e i resti dei defunti che ancora giacevano sottoterra.
I segni di quello sfortunato cimitero sono ancora visibili tra le case di Nova Gorica. Sull’Erjavčeva ulica davanti al grattacielo dell’Eda Center giace dimenticata sul prato la lapide del militare austriaco Feldmaresciallo Luogotenente Michael Hertlein1 (3) (1835-1891), mentre sul retro della cartolibreria di Bevkov trg (piazza Bevk), un po’ defilate dal passeggio del centro, ci sono invece due lapidi con su scolpiti dei nomi italiani, un tale Francesco Bardusco2 (4), morto il 17 aprile 1908 all’età di 75, anni ed una certa Maria Ortali Scubli3 (4), morta l’8 dicembre 1908, dall’età indefinita. Penso ai loro nomi ed allo strano scherzo del destino che li ha scelti tra le migliaia di tombe quali inaspettati testimoni della Capitale Europea della Cultura 20254 …
Rimaniamo nell’area e scopriamo che all’ingresso del cimitero ormai in disuso c’era la fornace (5) entrata in funzione nel 1922 e demolita nel 1966. Di essa rimane la palazzina degli uffici dalla caratteristica facciata scandita da finestre bifore, vero residuo di archeologia industriale.
Meno nota invece è la precedente “fornace di laterizi” (6) che giaceva in località Polizze fino al 1918 (fu distrutta insieme al cimitero nel corso della Grande Guerra) nell’area oggi occupata dal parco giochi sul retro della biblioteca e del teatro. Oggi quelle insospettabili collinette non sono altro che i cumuli di macerie di quel grande edificio (nella terra si intravedono pezzi di mattoni rossi) e i bucolici laghetti sono ciò che rimane delle cave per estrarre l’argilla necessaria per fabbricare i laterizi.
Oltre alla evidente via del Camposanto, altre arterie viarie del passato si nascondono nel pieno centro di Nova Gorica.
La più emblematica si chiamava via delle Alpi Giulie (7). Si staccava da via del Bosco (la diramazione che da via della Cappella porta al bosco del Panovec, oggi via del Poligono/Streliška pot) per poi proseguire in direzione nord-est fino alla strada per Moncorona (Kromberk). Camuffata e spezzettata, oggi esiste ancora e corrisponde all’asse “Trubarjeva ulica – cesta 15. Septembra – cesta 25. Junija – ulica Vinka Vodopivca”. L’antica via è stata cancellata solo in prossimità dei “Ruski bloki” (i sei edifici residenziali posti a cavallo della Magistrala).
Un’altra diramazione di via del Bosco che si è conservata nel tempo è la strada che scavalca la collina della Grassigna (8) (Grčna) per immettersi nella via delle Alpi
Giulie.
Strade “fossili” sono anche la vecchia via Santa Caterina5 (9), oggi corrispondente all’asse Partizanska ulica / Ulica XXX. Divizije e la vecchia via per Salcano (10), troncata la prima e deviata la seconda dal passaggio dei binari della Transalpina.
È sorprendente notare come su queste vie oggi resistono dei vecchi casolari (11-12) di campagna, circondati dai nuovi palazzoni, che rivelano il passato rurale di questa zona.
Un caso interessante che emerge dalle mappe del passato è quello di via della Palude (13), una strada della campagna goriziana che viene troncata dalla costruzione della stazione della Transalpina.
L’anonima via che colpisce con un angolo di 45° gradi la facciata della stazione potrebbe aver ispirato il tridente, di cui il primo ideatore fu l’architetto Antonio Lasciac? In realtà corrisponde all’attuale tracciato di via Luzzatto che basta specchiare a nord per ottenere via Foscolo, l’altra diramazione laterale che insieme alla centrale via Caprin costituiscono il famoso tridente oggi in fase di riqualificazione per il grande appuntamento del prossimo anno.
Anche l’attuale toponomastica rivela antichi tracciati viari: ne è un esempio la “Stara pot” (14), “vecchia strada”, che oggi indica un piccolo pezzo della vecchia strada che da Moncorona portava a Salcano. In quel punto oggi la strada nuova (Vojkova cesta) le passa accanto, ma quel piccolo tronco è rimasto e il nome ne rivela ancora l’origine.
I nomi delle vie di Nova Gorica suggeriscono anche elementi della vecchia rete idrografica di Gorizia. Ne è un esempio la “Vodovodna pot” (15), la “strada dell’acquedotto”. Si riferisce alla conduttura pubblica realizzata a metà del ‘700 che per la prima volta portava in città l’acqua di sorgente, fino ad allora attinta dai pozzi. Andava ad intercettare l’acqua a 300 metri di quota tra i monti San Gabriele (Škabrijel) e San Daniele (Sv. Danijel), entrava in citta’ da via dei Catterini (parallelamente al torrente Corno), poi attraverso le attuali via Carducci, piazza Vittoria e via Rastello giungeva fino in piazza Sant’Antonio alimentando lungo il percorso fontane e fontanelle.
La Vodovodna pot ricalca quell’antica via d’acqua nel tratto che va dalla zona industriale di Kromberk fino al centro commerciale Supernova (ex Qlandia).
Le mappe ci rivelano un’altra piccola via d’acqua scomparsa che in effetti trova nell’attuale territorio una minuscola testi monianza. Era un’antica deviazione del torrente Corno (16) che nel suo tratto finale correva parallelamente a via San Gabriele, sotto il colle della Castagnevizza. Il canale serviva ad alimentare un mulino ed una “fabbrica di cremóre, candele e saponi” poste sull’attuale incrocio tra via Corsica e via San Gabriele. Nel suo breve percorso passava sotto la ferrovia Transalpina, in quel punto ancora oggi rimangono le transenne metalliche ai lati del binario e della pista ciclabile.
Ritorno nel presente (ora) e scopro allora che Nova Gorica non è un’altra città, ma è la stessa Gorizia (qui).
È solo una risposta agli eventi storici che hanno cercato di reciderla e che invece hanno finito per rafforzarla e farla diventare una grande città dove tutti vivono in pace.
Mentre stavo scrivendo queste righe, pensavo a te. Quando ti ho co nosciuto, il viaggio di Isonzo-Soča era circa a metà. Leggevo la rivista già da tempo (ma non ne facevo ancora parte) e ammiravo non solo i suoi articoli, ma anche le fantastiche copertine, l’impaginazione e le pagine scritte in sloveno che le conferivano quel sapore di giornale alternativo e in essa mi rispecchiavo e a volte mi faceva compagnia. Poi ho iniziato a collaborare e alla fine del suo e, ahimè, del tuo viaggio, sono riuscito a scrivere forse una dozzina di articoli che spesso ci capitava di concordare in sella alle nostre biciclette quando ci incrociavamo per le vie del centro.
Condividevamo la stessa curiosità per questa nostra città e in te scorgevo la mia stessa passione nello sviscerarne le sue peculiarità ed i suoi misteri.
Ciao Dario…
1 HIER RUHT IN FRIEDEN / MICHAEL HERTLEIN / K.u.K. / FELD MARSCHALL LIEUTENANT
2 ALLA CARA MEMORIA / DI / FRANCESCO BARDUSCO / MORTO LÌ 17 APRILE 1908 / NELL’ETÀ D’ANNI 75 / I DOLENTI FIGLI / POSERO / R.I.P.
3 MARIA ORTALI SCUBLI / morta lì 8.12.1908 / Inconsolabile la famiglia / pose
4 Un altro moncone di lapide senza nome si trova alla fine dell’Erjavčeva ulica, davanti la banca. La maggior parte delle lapidi rinvenute durante la costruzione della città è però stata concentrata sul retro del Goriški muzej. 5 Portava dalla via di Salcano all’omonima chiesa, alla base del monte San Gabriele, distrutta nel corso della prima guerra mondiale. Oggi nelle vicinanze c’è la Gostilna Kekec.