DARIO TRA IL MANIFESTO E IL PCI

DARIO TRA IL MANIFESTO E IL PCI

DI MARZIO LAMBERTI

L’espansione del PCI nel decennio 1965-1975

Il PCI in città era in fase di forte espansione. Nel decennio gli iscritti erano passati dai 281 nel 1965 ai  365 nel 1970, ai 540 (più 56 giovani) nel 1975. Queste le  fasi:

1. 1965-1970, entrano nel Partito numerosi giovani sicuramente che formeranno il futuro gruppo dirigente: Va lenlino Duca, Dario Stasi, Franco Dugo, Boris Coceani,  Enzo Mocchiutti, Zora Faganel, Adriano Foschian, Enzo  Bucovini;  

2. 1970-1975 da un gruppo spontaneo che aveva svolto,  negli anni 69-70, un’importante lotta contro la “bidonville” formatasi in un compendio edilizio un tempo militare  noto come “casermette”, entrano Marzio Lamberti, Lucia Cassanego, Roberto Busolini, Maria Rosaria Di Dato,  Maurizio Salomoni, Ivan Bratina, Oliviero Furlan e altri.  Molti di essi provenivano dalla “Stella Matutina” che ave vano abbandonato in forte contrasto. Lamberti aveva  militato anche nell’MPL di Livio Labor e nella Cisl. Col  “gruppo *casermette” avemmo rapporti anche polemici  che si conclusero però con l’ingresso nel Partito di quasi  tutto il gruppo. (1)  

3. 1972 Un importante apporto alla crescita del Partito  allorché, il 16 Iuglio, il PSIUP si era sciolto ed aveva deciso la confluenza nel PCI. Entrò nel partito un gruppo di  compagni ai quali venne riconosciuto come anzianità nel  partito il periodo di militanza nel PSIUP. Tra essi, i più  importanti, Gianna Bigi Pirella e Renato Zalateu. Già alla  fine del 1972, proprio per impulso di Gianna Pirella, riprese vita il “CircoIo Rinascita” che nel decennio successivo  svolse un’attività di grande spessore culturale e di grande  valore politico. 

4. 1976-1980 Con questo gruppo iniziò un’apertura ver so il mondo cattolico di sinistra che, più tardi, ebbe a  Gorizia ulteriori importanti sviluppi. Nel 1976 entrarono  nel Partito Nando Di Dato, Anna Hrdlicka e Cristina Smet  provenienti dal gruppo “don Primo Mazzolari” creato da  don Ruggero Dipiazza a S.Rocco. Alla fine degli anni ‘70  Enzo Fedele, Duilia Bernes Fedele, Tullio Sellan, Edda  Sartori Sellan, Edda Sellan Vidoz, del “Gruppo cristiano  di base” di S.Anna nato intorno alla prestigiosa figura di  don Alberto De Nadai, primo parroco dell’appena edificato quartiere popolare goriziano. 

Il rafforzamento, organizzativo e politico diede anche risultati positivi sul piano elettorale. La lista del PCI per le  comunali passò dai 2.311 voti del 1965 (8,33%) ai 4.962  del 1975 (15,67%) e da 3 a 6 eletti 

La crisi del triennio 1968-1970 e la lotta  al “frazionismo” 

Tuttavia, nel pieno di questi sviluppi positivi ed in  apparente contraddizione con essi, il gruppo dirigente  goriziano del PCI visse una crisi drammatica. Fu accusato  infatti di nutrire in sé gravi pericoli di “deviazionismo” e subì per questo tutta una serie di attacchi da parte degli  organismi provinciali. 

1968 Il primo fu sferrato contro Valentino Duca con Ia sua  esclusione con una drammatica votazione dell’VIII congresso provinciale (Monfalcone 20-22 dicembre I968) che illumina il rapporto conflittuale tra il PCI e i giovani in quel momento cruciale. Valentino Duca era stato, solo pochi giorni  prima, eletto tra i 7 delegati goriziani al Congresso provinciale e qui era stato chiamato alla Presidenza. Sul Congresso calò quindi il gelo quando il Presidente della commissione elettorale propose la sua esclusione dal Comitato  federale precisando che tale proposta aveva suscitato forti  resistenze nell’interno stesso della Commissione per cui,  solo per Duca, c’era stato bisogno del voto. La proposta di  esclusione fu approvata solo a maggioranza. Era la prima  volta, nella storia del PCI isontino che accadeva qualcosa  di simile. Nel Congresso emerse il tipo di risposta che il  gruppo dirigente si apprestava a dare agli attentati veri o  presunti portati alla compattezza del Partito. La domanda  di una maggiore dialettica faceva paura, il dissenso doveva  essere respinto, nel timore che esso diventasse dissenso  permanente ed organizzato. 

1969 Un anno dopo, con la radiazione del gruppo del “Manifesto”, (26 novembre 1969). la stretta divenne ferrea. L’ordine fu di serrare i ranghi, dal vertice alla base. 

1970 Fu in questo clima che, in occasione del IX Congresso cittadino del dicembre 1970, si registrò a Gorizia un  altro duro scontro politico. Un gruppo di compagni, critici  nei confronti della conduzione del Partito nella città, furono  sbrigativamente accusati di “frazionismo” ed accomunati ai  dissidenti del “Manifesto”. Il Segretario provinciale Lorenzo  Menichino così si espresse: “nell’attività frazionistica di un  gruppo di compagni, si riscontra una linea di sviluppo che  parte da posizioni del passato mai chiarite, che si sono pure  concretate in iniziative ed in collegamenti con gruppi fuori  del Partito e con altri compagni della provincia. Critica la  Sezione di eccessiva tolleranza nella battaglia ideologica”. 

Il rischio di una deriva “deviazionista” fu ritenuto così rilevante che, a presiedere il Congresso, fu inviato addirittura un membro della Direzione nazionale, l’onorevole Gianfranco Rossinovich. La decisione di emarginare, se non di  espellere, quel gruppo era stata presa. Non si poteva restare  neutrali. O da una parte o dall’altra. Il Partito, nella sua maggioranza (me compreso), si allineò. Un passo della mia relazione chiarisce i termini dello scontro: “Bisogna guardarsi  dalla deviazione che in pratica si esprime come sottovalutazione dell’esigenza unitaria, come sottovalutazione della  funzione dei gruppi dirigenti e in sostanza come esaltazione  formale del momento assembleare, col conseguente corollario della pretesa di dissenso permanente. ll diritto al dis senso non può essere negato, ma ciò che nel Partito non è  ammissibile è il dissenso permanente, che porta alla paralisi  o, peggio ancora, l’organizzazione del dissenso, che intro duce nel Partito, nella sostanza, la pratica delle correnti e  porta alla disgregazione. Sono, questi, i temi che sono stati  portati in primo piano dalla vicenda del “manifesto” e che il  Partito ha controbattuto nel modo che tutti conoscete (…).  Il punto di partenza comune deve essere l’accettazione del  Partito come un corpo vivente, con una sua storia, con sue  tradizioni, con un suo divenire, non l’idea intellettualistica ed  astratta di un Partito che corrisponda ai nostri desideri e che  non esiste nella realtà. L’accettazione del Partito, cioè, così  come esso si è venuto storicamente formando.” Tuttavia il Congresso non si concluse con una generale de fenestrazione. Dei compagni accusati di “frazionismo”, solo  Dario Stasi e Zora Faganel furono esclusi dalle proposte del la Commissione elettorale per il Comitato cittadino. Franco  Dugo, Enzo Mocchiutti e Adriano Foschian (gli altri supposti  esponenti del “dissenso”) furono invece eletti (Foschian) o  riconfermati (Dugo e Mocchiutti). 

Sette giorni dopo, però, alla prima riunione del nuovo Comitato cittadino, anche quei tre compagni rassegnarono le  dimissioni e se ne andarono. Si legge nel verbale (27 dicembre 1970): “ll dibattito è stato, per gran parte della riunione,  assorbito dalle critiche citazioni dei compagni Mocchiutti,  Dugo e Foschian che hanno manifestato I’intenzione di non  accettare l’elezione nel Comitato direttivo… Tutti i tre compagni hanno motivato la loro posizione col fatto che alcuni  compagni (in particolare il compagno Stasi) non sono stati  rieletti nel comitato Direttivo. Ciò è stato visto come una  discriminante. Mocchiutti, Dugo e Foschian riconfermarono  il loro atteggiamento. L’assemblea ne prende atto dopo di  che i tre compagni abbandonano la riunione”. Anche a Gorizia il Partito era stato dunque “normalizzato”,  gli elementi di disturbo, “allontanati’, I’unità riconquistata.  

Estratto da Comunista a Gorizia di Italico Chiarion  

(1) Nota. Il Gruppo casermette e il PCI

Il Gruppo casermette (il nome ufficiale era Gruppo di ricerca politica) si  formò alla fine del 1969 sull’onda del ’68. Il tema che affrontò fu quello  della casa, tema che affliggeva una parte ampia di cittadini. Volevamo impegnare gli enti pubblici a intervenire con una politica di case popolari di  cui si sentiva grande bisogno. Il punto più critico venne individuato nelle  Casermette dove vivevano almeno 150 persone in condizioni di degrado.  Per fare un esempio una delle rivendicazioni più pressanti era quella di  dotare il compendio di una cabina telefonica in modo da togliere dall’isolamento gli abitanti e collegarli con la città. Nel dopoguerra le casermette  ospitarono gli esuli e poi man mano che questi ricevevano le case rimasero  solo i cittadini più deboli e in difficoltà. Si creò cosi un ghetto vero e proprio.  Il gruppo riuscì ad ottenere l’attenzione della città con assemblee, incontri con le autorità, iniziative di sensibilizzazione. A maggio ‘72 pochi giorni  prima delle elezioni comunali il PCI organizzò un comizio alle casermette.  Erano presenti il Segretario cittadino Boris Coceani e Italico Chiarion della  segreteria provinciale. Noi intervenimmo per impedirlo. Non volevamo essere “strumentalizzati” dalla politica e così il comizio non si fece.  Via i partiti! Beata gioventù. Due anni dopo tutto il gruppo si iscrisse al  PCI di Gorizia. Era finito il tempo dei gruppi spontanei e delle assemblee.  Scoprimmo di poter fare politica solo in un organismo strutturato e nelle  istituzioni. Tutto il gruppo passò dall’ala protettiva della DC goriziana che  aveva in mano tutte le leve del potere e dei posti di lavoro al PCI di Gorizia  che era del tutto marginale. Suscitò nella Gorizia benpensante non poco  scandalo e sorpresa. Da qualcuno della sinistra storica invece fummo accusati molto ingenerosamente di opportunismo! ML 

Dario e l’impegno culturale  

1974 Nasce la Cooperativa Srecanje-Incontro. Il 26 giugno  viene fondata la “Società Cooperativa a Responsabilità Limitata Srecanje-Incontro” cooperativa libraria con sede in  via S. Giovanni.  

12 i soci fondatori: Cemic Karlo, Stasi Dario, Hvalic  Umberto, Foschian Adriano, Bertos Gabriele, Picciulin  Rodolfo, Krizman Dusan, Segatti Ezio, Bratina Ivan, Princic  Giuseppe, Faganel Zora, Delneri Mario. 

Gli organi societari sono così formati:

Consiglio di Amministrazione: Cernic Karlo (Presidente),  Stasi Dario (Vicepresidente), Hvalic Umberto (segretario),  Foschian Adriano, Bertos Gabriele, Picciulin Rodolfo,  Krizman Dusan. 

Collegio sindacale: Segatti Ezio (Presidente), Bratina Ivan e  Princic Giuseppe (sindaci effettivi), Faganel Zora e Delneri  Mario (sindaci supplenti). 

Soci fondatori ed amministratori erano in parte iscritti al PCI  e in parte del gruppo uscito in polemica dal PCI. Questo fatto diede la stura ancora una volta ad un duro attacco della  Segreteria provinciale del Partito con la richiesta di “provvedere” che cadde nel vuoto. La sede divenne il punto di  ritrovo della sinistra goriziana dove un po’ tutti si ritrovavano  per parlare di politica e per scegliere qualche buon libro di  sinistra.  

1989 Nasce Isonzo Soca giornale di frontiera. Nel mese di  maggio esce il primo numero della rivista Isonzo Soca giornale di frontiera. Direttore Dario Stasi. Redazione Franco  Bressan, Karlo Cenic, Dario Stasi. Collaboratori: Roberta  Corbellini, Luciano De Gironcoli, Alberto De Nadai, Mivhele  Fenzl, Bojana Gulin, Diego Kuzmin, Marta Lavrencic, Roberta Marega, Carlo Michelutti, Aldo Rupel, Nadia Slote, Bo rut Spacal, Matjan Tavcar, Teresa Zanardi. Il primo numero nasce tutto in italiano ma dal secondo in poi ci saranno  organicamente anche gli articoli in sloveno. Uscirà anche  nell’allora Jugoslavia. Novità dirompente per la città. Dario  riesce a fare della rivista un punto di riferimento di grande  rilievo proponendo il tema del territorio unico, il goriziano  senza confini. Significativa, nel primo numero, la richiesta di  una lapide a ricordo della rivolta dei Tolminotti e delle esecuzioni dei loro capi in piazza Vittoria. Storia raccontata con  un magnifico fumetto. 

“Isonzo Soca vuole essere uno spazio di confronto che si  colloca al di fuori dei luoghi comuni istituzionali in cui si sono  cristallizzate le forme di comunicazione nate nei periodi storici del dopoguerra e della guerra fredda, cioè nei momenti  di maggior tensione tra le due comunità”. Cosi scriveva Stasi nella presentazione. Una indicazione che si è pienamente  realizza attraverso 118 numeri sparsi lungo 35 anni.