DE GIRONCOLI: L’ARTE E LA POLITICA IN MEZZO IL GIORNALISMO

DE GIRONCOLI: L’ARTE E LA POLITICA IN MEZZO IL GIORNALISMO

DI TONINO BARBA

A poche settimane dall’uscita di questo Isonzo- Soča n. 118 – da tempo  pensato e redatto per rendere omaggio a Dario Stasi ma anche, spero,  per lanciare la ripresa della pubblicazione – è arrivata, con sgomento di  tutti, la morte di Luciano de Gironcoli che di questo giornale era stato  una colonna della prima ora. Mancano all’appello altri membri di quella  grintosa redazione come Sandro Scandolara e Carlo Michelutti, e della quale fanno ancora parte persone e firme di livello come Anna Di Gian nantonio. Già, Luciano de Gironcoli. Un goriziano autentico che si era  inserito bene nella non facile Cormons. Per la città collinare ha speso  sentimenti, speranze, impegno politico e culturale ma anche sociale.  Goriziano, appunto. Ed è a Gorizia che ho incontrato Luciano quando  da ragazzi – lui aveva solo qualche anno più di me – abbiamo dapprima  condiviso l’esperienza dello scoutismo nel reparto Gorizia terzo del Sa cro Cuore, la parrocchia  della borghesia cittadina, e poi da studenti del  movimento Gioventù  studentesca, l’anticamera di Comunione e  Liberazione cui nessuno  dei due aderì. In entrambe le esperienze nelle  quali la matrice cattolica  era fuori discussione,  emerse con evidenza  la sua tensione ai valori  di giustizia, solidarietà e  condivisione che poi nella cornice della sua grande arte si riflessero  spessissimo e formarono la personalità adulta di Luciano. Molto for mative, ad esempio, il capitolo delle estati in Carnia, in particolare a  Buttea fine anni ‘60, dove sotto la guida di don Silvano Cocolin, si an dava ad aiutare le donne (gran parte degli uomini erano emigrati all’e stero) a raccogliere il fieno. 

Mi fa piacere ricordare la sua attività di politico a Cormons dove diede  vita alla famosa lista Uniti per Cormons che riunì tutte le anime della  sinistra locale. E sempre in campo politico va ricordata la sua militanza  anche nei Verdi assieme all’amico Renato Fiorelli e a Luciano Giorgi,  che sfociò pure in una elezione in Consiglio provinciale. La sua cultura  artistica, sempre a Cormons, lo portò a essere docente all’Università della Terza Età ma anche ad abbracciare per molti anni il volontariato  in seno alla comunità terapeutica La Tempesta dove guidò, assieme  all’amico Enzo Valentinuz, i laboratori di arte con risultati sorprendenti,  come è stato ricordato al saluto laico che gli è stato tributato nella gre 

mitissima Sala civica del Comune di Cormons. Cerimonia nella quale  oltre alle tante testimonianze di stima e di affetto nei suoi confronti,  hanno risuonato con grande autorevolezza le parole di don Alberto  De Nadai. “Luciano mi ha insegnato a essere prete, ossia a non  seguire la religione bensì il Vangelo”. Saluto laico nel quale la figlia  

Valentina, assieme alla moglie Elvia, ha solennemente promesso,  a se stessa e agli altri, che si batterà con tutte le sue forze perché  il messaggio artistico e il grande  

patrimonio di opere del padre non  vadano dispersi. Speriamo che le Istituzioni abbiamo colto il senso  di questo manifesto. Certo è che  Luciano con le Istituzioni spessissimo ci ha litigato fin da quando viveva a Gorizia. Perché Luciano era  allergico. Allergico al Potere, a chi ne fa un uso distorto e per interessi  personali o politici, a quanti gestiscono le istituzioni per proprio torna conto. E dalle colonne di Isonzo-Soča ci ha dato in tal senso lezioni di  coerenza, schiena dritta e intransigenza. Memorabile la sua pungente  rubrica – Storie, storielle & storiacce – in cui denunciava le tante manovre nella gestione della  politica culturale, della gestione  di gallerie e musei e della scelta  delle grandi mostre.  

Mi sono chiesto tante volte cosa  Dario Stasi e Luciano de Gironcoli pensassero di Nova Gorica  e Gorizia capitale europea della  Cultura. Non so dare una risposta, certo loro con la scrittura e con l’arte furono antesignani di  questo irripetibile appuntamento  con la storia di questo martoriato confine. E lo furono senza  etichette e cappelli istituzionali. Lo fecero e basta, consci che erano  una strada da percorrere. Poi ci sarebbe un capitolo della sua vita  che riguarda entrambi: il giornalismo. Assieme al Piccolo abbiamo fat to belle cose, poi la vita ci portò su percorsi diversi. E per lui è stato un  bene, non ce lo vedevo francamente ingessato nel perbenismo e nel  quieto vivere della stampa locale. Ma questa è un’altra storia.  

I due autoritratti (sono due regali a me e mia madre per il Natale 2013). Foto  Luciano di Mauro Bon . Il terzo appartiene al ciclo sul discorso della montagna.