
IL FLAUTO DI NEANDERTHAL DA DIVJE BABE A NOVA GORICA
di ELIO CANDUSSI
Sabato 8 febbraio, grazie a Boštjan Gombač, molti Italiani ma anche altrettanti Sloveni riuniti in piazza Kardelj, di fianco al Municipio di Nova Gorica, hanno potuto conoscere il flauto di Neanderthal, scoperto in una grotta denominata “Divje Babe”.
Boštjan è un polistrumentista sloveno e, utilizzando una perfetta riproduzione del flauto originale, ha suonato questo strumento musicale che è considerato il più antico al mondo, per celebrare il titolo di Capitale Europea della Cultura di Nova Gorica e Gorizia.
Per me questo flauto non è stato una sorpresa perché grazie ad una escursione guidata dall’amico Oscar e organizzata dal Gruppo Seniores “Slow trekking” del CAI di Gorizia, scoprii la sua esistenza già nell’aprile 2011, quando gli studiosi erano ancora incerti sulla sua origine. Una relazione sintetica su questa scoperta venne pubblicata sul numero 95 della rivista Isonzo-Soča.
La meta dell’escursione CAI era l’altopiano di Šebrelje, nel comune di Cerkno (Circhina). Raggiunta la chiesetta dedicata a Sv.Ivan / S.Giovanni Battista, attendemmo l’arrivo del custode della grotta che si trova più in basso. La cavità era ovviamente chiusa a chiave, c’erano pochi tabelloni descrittivi e apparivano evidenti i segni di lavori di scavo e di studio in corso.
Un tabellone ci informava che la grotta di Divje Babe, posta a 450 metri, è uno dei siti archeologici più importanti al mondo perché contiene ossa di 58 specie animali (la più parte attribuite all’Ursus speleus) e utensili in pietra e in osso di varie epoche storiche. Si tratta di un giacimento paleolitico, sin dal 1980 oggetto di scavi organizzati dall’Istituto di Archeologia di Lubiana.
All’interno della grotta, superato un tunnel abitato da famiglie di pipistrelli pendenti dalla volta, si apriva un enorme ammasso di terra stratificato, dovuto probabilmente a vari crolli. Era stato parzialmente scavato e qua e là spuntavano grandi ossa di orso, secondo la guida sotto la terra dovevano essercene ancora a centinaia. Uno spettacolo incredibile.
Il tabellone ci informava infine che nel 2005 il sito era stato finalmente aperto al pubblico.
Negli anni precedenti in questa grotta il team dell’archeologo Ivan Turk aveva portato alla luce tra i resti di un focolare un osso particolare, un reperto di straordinaria importanza, un oggetto che poteva cambiare totalmente l’immagine dell’uomo di Neanderthal. L’osso era talmente danneggiato, che all’inizio non fu riconosciuto come un flauto, ma si presentava come un pezzo di femore di circa 12 cm di lunghezza, con dei piccoli fori.
Per capire bene le dispute sollevate dallo strumento musicale sloveno, bisogna prima inquadrarlo nell’ambiente in cui fu trovato. La grotta di Divje Babe fu abitata, nel Pleistocene superiore (ca. 127.000 – 11.700 anni fa), soprattutto dagli orsi delle caverne, ma anche orsi bruni, leoni delle caverne, volpi, leopardi e linci vi cercarono riparo.
Inoltre più di 700 manufatti di pietra, 14 oggetti di osso e una ventina di focolari ivi ritrovati testimoniavano la presenza di ominidi, dall’uomo di Neanderthal sino all’Homo sapiens.
Si stabilì presto che questo osso era un pezzo di femore o di tibia di un giovane orso e che era datato circa 46.000 anni fa, verso la fine dell’era di Neanderthal, quando non era ancora comparso l’Homo sapiens.
La cosa si faceva sempre più interessante, perché di lì a poco si concretizzò l’idea che potesse trattarsi di un flauto e in questo caso sarebbe stato il flauto più antico al mondo. Tuttavia gli studiosi si mostravano restii ad ammettere di avere di fronte uno strumento musicale a causa delle caratteristiche dei fori che non erano simili a quelli eseguiti sugli strumenti del Paleolitico superiore.
E i fori allora? Non si vedeva nessun segno palese di lavorazione, quindi i fori potevano anche non essere stati prodotti dalla mano dell’uomo. E poi c’era un altro problema: pure ammesso che i fori fossero opera dell‘uomo, la datazione collocava lo strumento in un periodo tipico del Neanderthal, quando il Sapiens ancora non aveva fatto la sua apparizione in Europa. E un Neanderthal che fabbricava e suonava flauti non corrispondeva affatto all’immagine diffusa da decenni in ambiente accademico, nonché fuori di esso.
E allora si trattava di un semplice osso di orso mordicchiato da animali selvatici oppure danneggiato da batteri? Si verificò che i fori erano stati prodotti da pressioni meccaniche esterne. A questo punto veniva a cadere l’ipotesi di un processo chimico causato da batteri. Bisognava vedere se si trattava di fori praticati da animali selvatici.
Ma il morso di un animale del Paleolitico avrebbe senza dubbio spezzato l’osso della sua preda e perciò non avrebbe potuto produrre dei fori così precisi ed allineati. Veniva a cadere quindi anche quest’ultima ipotesi.
La definiva soluzione del dilemma giunse grazie all’esperimento dell’archeologo Giuliano Bastiani che replicò in laboratorio la foratura dell’osso con strumenti dell’epoca raggiungendo gli stessi risultati. L’ultima conferma arrivò da un’ulteriore analisi eseguita per mezzo di una TAC, la quale confermò la natura dei fori, che non potevano essere stati prodotti che da una mano umana.
Dunque non sembrerebbero esserci dubbi: si tratta di un flauto e questo flauto è stato fabbricato da un individuo della specie uomo di Neanderthal.
A parte la sua abilità tecnica ormai indiscutibile, l’uomo di Neanderthal ci appare ora come un individuo sensibile, amante della musica e quindi di certo anche capace di formulare un pensiero astratto, infatti che cosa c’è di più astratto della musica?
Per concludere, le nuove datazioni del flauto di Divje Babe hanno determinato un’età compresa fra i 50.000 e i 60.000 anni.
Attualmente questo è l’unico strumento musicale attribuito all’uomo di Neanderthal, ma le ricerche sulle risorse tecniche del flauto affascinano gli scienziati e certamente continueranno. Quindi cosa ci poteva essere di meglio per celebrare la rinnovata collaborazione tra Nova Gorica e Gorizia, Capitale Europea della Cultura, se non il suono di uno strumento musicale attribuito ad un nostro comune antenato?