PONTE A NORD EST – UNO SPUNTO PER LA CITTÀ FUTURA

PONTE A NORD EST – UNO SPUNTO PER LA CITTÀ FUTURA

di GIANCARLO VELLISCIG


Dopo molti anni, sono tornato a portare musica a Gorizia, riprendendo il filo di un discorso che negli anni ’90 aveva prodotto dieci edizioni consecutive del festival “Incontri Jazz”, portando a Gorizia musicisti di grande livello nazionale ed internazionale (posso ricordare Michel Petrucciani, Charlie Handen, Richard Galliano, Massimo Urbani, John Scofield…), creando i presupposti per una stagione davvero vivace ed intensa per Gorizia e tutto l’Isontino. A quegli incontri, infatti, la città partecipava con tutte le sue componenti (addirittura con il sostegno di un allora imberbe e più “recettivo” Assessore alla Cultura Rodolfo Ziberna…), riempiendo i teatri e gli spazi non solo culturali, ma anche quelli legati all’ospitalità e all’accoglienza (c’era vita nei locali e nei viali della città fino a tardi…). 


In quegli anni nacquero nuove realtà associative e nuove progettualità culturali, alcune più o meno attive ancor oggi. 

Sono passati trent’anni da allora e la città che ho ritrovato è davvero molto diversa da quella che ricordavo e che amavo (avendovi trascorso anche gli anni del Liceo mantenendo una quantità di amici fraterni…). 


Il progetto vincente che ha convinto l’UE a sancire l’unione tra Nova Gorica e Gorizia nominandole “Capitale europea della cultura” è stata l’occasione per una rinnovata stagione di vitalità culturale e di superamento attivo di antiche distanze tra chi abita concretamente a due metri dal confine, ma in verità è rimasto a miglia di distanza.  


In questo contesto ho immaginato fosse necessario un progetto che desse un segno forte e importante di una presenza rinnovata di Gorizia sulla scena musicale italiana, in ambito jazz, ai massimi livelli. E proprio per la caratteristica principale del jazz, che è il comune linguaggio tra musicisti diversi per origine, cultura e generazione, abbiamo realizzato una serie di appuntamenti che mettono fianco a fianco musicisti italiani e sloveni che, come sempre accade, ben prima della politica hanno saputo trovare dialoghi comuni affascinanti e creativi.


Per “Ponte a Nord Est” abbiamo dunque immaginato una serie di incontri tra musicisti locali di entrambe le sponde da realizzare in città; e poi, per dare una forte spinta e valenza promozionale al progetto, ho dato fondo alle infinite amicizie strette in oltre 40 anni di lavoro nel settore, convincendo un gruppo di musicisti storici del jazz italiano a lavorare assieme per diversi giorni e preparare un concerto/evento per Go!2025; primo tra questi, il mio vecchio amico Stefano Bollani che si è fatto parte attiva nell’individuare il cast definitivo tra cui Enrico Rava, Paolo Fresu, Roberto Gatto…, e nel disegnare il percorso artistico dello straordinario ensemble.

Questo, dunque, il percorso di “Ponte a NordEst” che ci ha impegnato per mesi a livello organizzativo per individuare luoghi e spazi adeguati ad assolvere alle varie necessità tecniche, funzionali ed estetiche di una simile produzione.


Dopo molti anni, ho girato in lungo e in largo il centro di Gorizia e le sue periferie, alla ricerca di scorci che potessero offrire un’immagine bella e viva della città (anche nell’ipotesi, più che concreta, che dal progetto nasca un docufilm importante…), e devo dire che, nonostante l’eccezionalità dell’evento GO!2025, e a parte i cantieri ancora aperti a segnare un ritardo nella fine dei lavori che non oso aggettivare…, ho trovato una marea di spazi chiusi, di attività e negozi in vendita, un mercato con quattro banchi aperti, pochissima gente in giro, e complessivamente poca vita in una città capoluogo che, paradossalmente, dimostra di aver subito l’apertura del confine invece che goderne i benefici.


Avrei voluto verificare che si tratti di un “male comune” al periodo in cui viviamo, e che lo stesso accade anche “al di là” del confine… ma non è stato così.


A Nova Gorica, cittadina che ha molta meno storia e immagine cittadina da offrire, si vive molto diversamente sia l’eccezionalità di questo anno, sia la normalità che ritornerà negli anni a venire. Si avverte una diversità e un entusiasmo che lasciano il segno, e che lasciano intendere quanto sentita sia l’opportunità che GO! 2025 rappresenta per la loro comunità.


Per Gorizia invece ho l’impressione che a GO! 2025 la città si sia semplicemente “aggrappata”, per ottenere ingenti fondi con cui sistemare alcune aree e spazi decadenti, ospitare “eventi ad effetto” (di solito riservati ad aree metropolitane ben più vaste e centrali) che riempiano a pagamento le pagine dei media e, forse, la città per qualche ora, ma senza una visione che immagini e pianifichi un futuro aperto a nuove opportunità possibili e stabili.


Per i nostri eventi in città devo dire che ho avvertito un interesse e un’attenzione attiva da parte di un ottimo pubblico e degli operatori coinvolti. L’impressione che mi porto dentro, però, è che la città, e di certo chi la governa, sia tutt’ora troppo ancorata al suo passato e che, al di là della retorica fraternità ostentata nelle manifestazioni ufficiali, si rigiri ancora in uno spocchioso senso di superiorità verso il vicino, mantenendo il suo immobilismo, cullando simboli e riservando onori a pagine disdicevoli della sua storia recente, pensando che ciò sia insignificante, anzi, che dall’altra parte venga ignorato! Ma non è così!


Spero che Gorizia futura sia in grado di trovare, malgrado ciò, una sua prospettiva di ruolo e di sviluppo, magari promuovendo attività e linguaggi nuovi che, dalla gente, possano far rifiorire e fluire intelligenze e fertili progettualità, proprio come il jazz e “Ponte a Nord Est” ha cercato di fare.