Secondo una bella intuizione, le tre parti combacianti e convergenti al centro della forma, rappresentanti il ricordo dell’alleanza, del riconoscimento reciproco di un’umanità che, oltre i confini culturali, politici, sociali, religiosi, temporali e identitari ci rende tutti fratelli e figli di questo pianeta, sono state divise secondo delle linee che ricalcano esattamente il percorso dei tre importanti fiumi che attraversano gli Stati d’origine dei ragazzi: Il Brahmaputra per il Bangladesh, la Medjerda per la Tunisia, l’Isonzo per la Slovenia e l’Italia.
Altra particolare idea scelta dai ragazzi, molto evocativa dei temi del contatto, della prossimità, dell’intimità e che riprende la forma di alcune antiche tessere hospitalis, è stata quella di reiterare la forma della mano che in tutta l’opera compare in infinite varianti, ma non vogliamo rivelare troppo.
Da un punto di vista didattico, utilizzando le modalità del pensiero visuale e delle tecniche aperte atte a rendere l’inesperienza artistica non un ostacolo, ma un vantaggio, l’attività ha posto fortemente l’attenzione sull’ espressività di ognuno, cercando di aprire la strada alle unicità e ai diversi background culturali. Come ciascuno può essere inteso nell’accezione individuale di “persona” (“per se unum”) e, allo stesso tempo, in quella relazionale di “prosopon” (“colui che mi sta di fronte”), perché siamo sia individui irripetibili, sia il frutto del rispecchiamento negli occhi degli altri, così l’opera è la manifestazione di quello che è stato un continuo processo di dialogo, di confronto tra sé e l’altro da sé durante tutto il percorso laboratoriale.
Vedere i ragazzi entusiasti, assertivi, curiosi dei propri compagni di viaggio, intensi e profondi nelle riflessioni su argomenti anche complessi, ha restituito a noi accompagnatori un sentimento di gioia e la consapevolezza che nuovi ed edificanti orizzonti di senso, se favoriti, possono creare solidi ponti tra vite pienamente vissute.
Il manufatto verrà inizialmente presentato presso la Piazza Transalpina, diventerà poi opera itinerante e, infine, separato ed esposto nelle tre sedi di Ad Formandum, del San Luigi e della Ljudska Univerza Ajdovščina.