STORIA DI UNA LINEA BIANCA: GORIZIA, IL CONFINE E IL NOVECENTO
A CURA DI MARZIO LAMBERTI
Una riflessione storica di Alessandro Cattunar illustrata da Elena Guglielmotti
“Storia di una linea bianca” racconta attraverso memorie e immagini la storia di quella linea tracciata a Gorizia nel set tembre 1947. Un tratto bianco che ha diviso in due la città, la storia di una terra segnata dalla convivenza tra popoli e culture diverse…
“Storia di una linea bianca” comincia da un giorno particolare: il 16 settembre del 1947. In quel giorno i militari Alleati stanno tracciando la linea di confine che separerà l’Italia e la Jugoslavia, una linea bianca che divide il territorio di Gorizia in modo piuttosto arbitrario. In un cortile a poca distanza dal centro della città, in via del Rafut, una mucca viene fotografata mentre tiene due zampe da una parte e due zampe dall’altra della linea appena tracciata. Alla sua destra vediamo la stalla, a sinistra il fieno.
All’interno del volume è confluita una notevole mole di materiali, in particolare centinaia di testimonianze orali che ho realizzato nell’arco di più di quindici anni a goriziani di diversa origine, lingua e orientamento politico. Un corpus di videoin terviste raccolte anche in collaborazione con studiosi sloveni, come Kaja Širok, già direttrice del Museo nazionale di storia contemporanea di Lubiana, che mi hanno permesso innanzi tutto di mappare e analizzare le topografie della memoria dei goriziani. E poi raccoglie quasi cento fotografie conservate in archivi e istituzioni sia italiani che sloveni.
“Storia di una linea bianca” ricostruisce sicuramente la storia del territorio che oggi comprende Gorizia e Nova Gorica e che è attraversato dal confine, ma il suo obiettivo principale è provare a restituire al lettore diversi punti di vista, diverse interpretazioni che i protagonisti danno dei fatti avvenuti. Capire un territorio di frontiera che diventa area di confine implica un confronto costante tra macrostoria e microstorie, fare i conti con la pluralità degli sguardi, accettare il fatto che ci siano memorie diverse e spesso contrastanti. Senza cedere
all’illusione del paradigma della memoria condivisa. E poi ci sono le mappe: alcune indicano gli spostamenti del confine mentre altre, illustrate, si focalizzano sul centro urbano e collegano luoghi ed eventi, fanno capire il succedersi quasi frenetico di eventi epocali in un piccolo fazzoletto di terra.
“Storia di una linea bianca” è strutturato come un itinerario che i visitatori potranno percorrere, dalla stazione meridio nale a quella della Transalpina, ponendo attenzione a spazi, edifici, luoghi non scontati, carichi di storia e vissuti familiari. Infine, ho deciso di porre alcune testimonianze in evidenza, offrendo poi la possibilità di accedere all’intervista completa tramite un codice QR. In questo modo, chi ne avrà voglia, po trà approfondire i percorsi biografici dei testimoni, ma anche ascoltare la viva voce dei protagonisti, e osservarli mentre raccontano le loro storie».
Il volume è stato presentato a Gorizia all’Auditorium Formedil il 26 settembre scorso inaugurando la rassegna “Il libro delle 18.03”.