ULTIMO DECRETO VERGOGNA SULL’AMIANTO

ULTIMO DECRETO VERGOGNA SULL’AMIANTO

di PAOLA BARBAN


Il 5 dicembre 2023 i Ministri Giorgetti (Economia e finanze) e Calderone (Lavoro e politiche sociali) firmano il Decreto interministeriale sul Fondo per le vittime dell’amianto.


Due questioni saltano immediatamente all’occhio.


Il provvedimento è destinato ai “lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto patologie asbesto-correlate durante l’attività lavorativa prestata presso i cantieri navali”. Perché non quelli che hanno lavorato in aziende private? E perché solo nei cantieri navali e non in altri settori in cui si utilizzava l’amianto come l’edilizia e i porti?


Il comma che ha scatenato le maggiori polemiche è quello che recita “Possono, altresì, accedere al Fondo le società partecipate pubbliche dichiarate soccombenti con sentenza esecutiva o comunque parti debitrici nei verbali di conciliazione giudiziale (…), aventi ad oggetto il risarcimento di danni patrimoniali e non patrimoniali, riconosciuti in favore dei lavoratori”.


In pratica lo Stato destina parte del fondo per le vittime dell’amianto alle stesse aziende responsabili della malattia e in tanti casi la morte dei propri lavoratori. 


Una delle prime reazioni è venuta dal consigliere regionale Enrico Bullian, che alla vicenda dell’amianto ha dedicato la propria tesi di laurea, definendo il decreto «un’aberrazione giuridica e uno scandalo politico, un corto circuito clamoroso».


Il problema è arrivato nel gennaio 2024 in Consiglio comunale a Monfalcone, con toni particolarmente accesi. L’allora Sindaca Annamaria Cisint è sempre stata molto sensibile al problema amianto, anche perché il mesotelioma le ha portato via il padre e perché vive nel rione di Panzano, dove si trova il cantiere. Il provvedimento firmato dal collega di partito Giorgetti evidentemente non l’ha gradito. Cisint si è appellata all’allora presidente della Conferenza Stato-Regioni Fedriga perché i sostegni fossero estesi a tutti gli altri settori produttivi toccati dal problema: porti, ferrovie, costruzioni, ecc. 


Tramite il vicepresidente del Senato Centinaio ha inoltre presentato un emendamento per tentare di correggere quello che è stato ribattezzato il “decreto vergogna”, da inserire nel cosiddetto “Milleproroghe 2025”. Ma è andata male, l’emendamento è stato giudicato inammissibile, al pari di uno analogo del centrosinistra.


Cisint promette che ci saranno altre occasioni, ma in un recente evento politico il consigliere Bullian ha commentato la bocciatura dell’emendamento con le parole del Don Raffaè di Fabrizio De Andrè: “lo Stato che fa, si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità”.