LA VISTA APPARTIENE AI CORAGGIOSI

LA VISTA APPARTIENE AI CORAGGIOSI

di KATARINA VISINTIN

Viviamo in un tempo in cui il coraggio si misura diversamente rispetto al passato. In montagna lo mettiamo alla prova ad ogni passo in salita, nella vita invece con la decisione di non distogliere lo sguardo. Il coraggio non è più solo superare un pendio ripido, ma osare guardare la verità negli occhi. Il coraggio significa perseverare dove sarebbe più facile voltare le spalle, significa chiamare le cose con il loro nome. Significa porre domande che la maggior parte preferisce tacere e significa alzarsi in piedi anche quando sai che, forse, resterai solo.

 

È comodo vivere come se nulla stesse accadendo. Ma così come in montagna non si raggiunge il panorama se ci si ferma a metà strada, così nella società non ci può essere cambiamento se restiamo in silenzio e immobili. Per questo è importante dire ad alta voce “basta” a chi abusa del potere, chiedere responsabilità ai politici che parlano di pace ma investono nelle armi. Come in montagna, dove non c’è ricompensa senza sforzo, anche nella vita non esiste vera libertà senza rischio.

 

Certo, è più facile distogliere lo sguardo e convincersi che non ci riguarda. È come se, andando in montagna, ci fermassimo nella valle, in un rifugio caldo, e al primo tratto più ripido dicessimo: qui è abbastanza comodo. Ma il panorama non è nella valle, così come la giustizia non nasce dal silenzio. Oggi il coraggio significa dire chiaramente e ad alta voce: la guerra non è una soluzione. Significa pretendere che la vita venga prima del potere, l’essere umano prima del capitale, la verità prima della propaganda. Se vogliamo una pace reale, dobbiamo avere il coraggio di continuare a salire, anche quando la strada è faticosa, e non accontentarci di una falsa sensazione di sicurezza.

 

Nel frattempo continuiamo a vivere il nostro quotidiano, in cui tutto ci sembra scontato: il letto caldo, una tazza di caffè, un libro in biblioteca, una risata con gli amici. Ma proprio queste piccole cose, che a malapena notiamo, altrove sono per molti solo un sogno irraggiungibile. Ed è qui che sta il pericolo: dimenticare quanto siano fragili e iniziare a darle per scontate, finché non le perdiamo. Per questo l’apatia è così pericolosa. È come una nebbia che copre il sentiero e nasconde la vetta. Tutti possono vedere ciò che accade sugli schermi, e tutti hanno una scelta: distogliere lo sguardo oppure osare guardare la verità. Ma guardare non basta. Il coraggio significa anche reagire, alzare la voce quando gli altri tacciono, scendere in piazza quando gli altri si ritirano nel silenzio, stare accanto a chi è spinto ai margini. Se non lo facciamo, diventiamo complici di quel silenzio che permette alla violenza di continuare. L’apatia non è neutrale; è la parte attiva della passività che lascia spazio a guerre, menzogne e abusi di potere.

 

La speranza è negli occhi di chi osa, in coloro che scendono nelle piazze e con la loro voce chiedono la fine delle guerre e della violenza, negli studenti che non si fanno zittire e denunciano con coraggio le ingiustizie della società, nei giornalisti che rischiano la vita per informare, nei volontari che affrontano il pericolo per aiutare chi ha perso tutto. Sono come escursionisti che, nonostante la nebbia, continuano a salire verso la vetta, perché sanno che prima o poi l’orizzonte si aprirà. Il loro cammino è la prova che il panorama esiste, ma solo se abbiamo il coraggio di cercarlo. E proprio per questo, oggi il coraggio non è solo una virtù personale, è un compito comune. Se restiamo in silenzio, siamo parte del problema. Ma se decidiamo di alzarci, parlare e perseverare, diventiamo parte della soluzione. Come in montagna, dove il panorama appartiene solo a chi ha il coraggio di arrivare in cima, anche nella vita il futuro appartiene a chi osa di più. Oggi il coraggio non è una scelta, è un dovere.



Prvotni jezik tega članka je slovenščina.