IL CAMMINO DEI MONTI GORIZIANI

IL CAMMINO DEI MONTI GORIZIANI

di ANDREA BELLAVITE

 

Tra tanti “cammini” a disposizione, c’è anche quello dei “monti goriziani”.

 

È un percorso circolare affascinante che può essere avviato da qualsiasi punto, per comodità qui si sceglie la piazza del Municipio di Gorizia. Si inizia con il centro storico, con la possibilità di visitare la Cattedrale, dare uno sguardo alla via Rastello e salire fino al Castello, prima e più leggera asperità fra le numerose che attendono il viandante. Si scende costeggiando il muro est e attraversando la lussureggiante foresta su ottimo sentiero che conduce alla via Giustiniani e poi ai due musei collocati da una parte e dall’altra del valico del Rafut. La seconda collina è quella della Kostanjevica, la cui sommità, dove è collocato il famoso santuario con le tombe di carlo X e degli ultimi Borboni di Francia, viene raggiunta attraverso lo spettacolare parco all’interno della quale si trova la villa Laščak. Si scende poi verso il torrente Koren e si ha il tempo di passare nel centro di Nova Gorica, ammirare l’edificio del Municipio, la luminosa biblioteca Bevk, il Teatro Nazionale e, dopo il boschetto dei pini, la nuova interessante con-cattedrale. Si punta verso l’abitato periferico di Kromberk.

 

È qui che inizia la prima vera salita del cammino, con un bel sentiero di stile alpino che conduce fino al Kekec, località Santa Caterina tristemente famosa per le battaglie della prima guerra mondiale. Dopo un breve intermezzo asfaltato, si riprende la salita, fino a raggiungere la vetta del monte Škabrjel, conosciuto in Italia con il nome di San Gabriele (m.643). Una struttura metallica alta una ventina di metri consente di elevarsi al di sopra del bosco e contemplare un ampio panorama. Particolarmente significativo è lo sguardo verso nord, dove Sveta Gora (il Monte Santo) da qua appare come un’ardita piramide. Gli italiani, dopo aver conquistato Gorizia, l’8 e 9 agosto 1916 e successivamente aver raggiunto il Monte Santo, invano hanno tentato di raggiungere la cima del San Gabriele, difesa dal generale Boroevič e da un battaglione di soldati austro-ungarici. Le tracce dei bombardamenti e le trincee scavate ovunque permettono di immaginare le tragedie belliche, ma il monte offre anche molti altri spunti, meno drammatici, che suggeriscono una visita. Per esempio, la flora e la fauna sono particolarmente interessanti, quando si ha la fortuna di incontrare il capriolo, la volpe e anche, raramente, l’orso. Si scende verso l’ampia sella che sovrasta l’abitato di Grgar.

 

Con diversi sentieri si può affrontare la seconda impegnativa salita, verso la grande chiesa e il convento costruiti sulla base del racconto della pastorella Urška Ferligoj di Grgar che ivi avrebbe visto la Madonna. La storia del sito è stata abbastanza tormentata, gli edifici sacri sono stati più volte distrutti e poi ricostruiti, oggi sono un monito alla concordia e alla pace tra i popoli e gli esseri umani. Dalla cima (m.691), si possono abbracciare con un unico sguardo la pianura friulana fino al Mare, la dolce Valle della Vipava e, verso nord, la meravigliosa corona delle Alpi Giulie sovrastata dal Triglav, la montagna più alta della Slovenia e dell’intero territorio “mitteleuropeo”. Non c’è molto tempo per godersi la vista, la strada è ancora lunga e occorre prepararsi a scendere su altri suggestivi percorsi, senza trascurare il vicino monte Vodice, dove è stato costruito il monumento al generale Gonzaga. Una buona ora e si raggiunge di nuovo il livello del fiume Isonzo, che si attraversa a Salcano, sul ponte costruito dopo il trattato di Osimo del 1975.

 

Si affronta un tratto di circa un chilometro con brevi saliscendi, lungo la ciclabile che conduce verso Plave. Un sentiero, molto mercato e bel segnalato, indica l’inizio della via nord, quella che si inerpica sempre più ripida fino alle grandi rocce sottostanti la cresta sommitale. Si possono contemplare, con una certa malinconia, i ricoveri dei soldati austroungarici e si può raggiungere, attraverso gallerie e trincee, la zona dei rifugi, dove pannelli illustrativi e un ottimo museo privato consentono di rendersi conto della durissima vita riservata ai soldati – prima imperiale e poi del regio esercito – in quelle aspre zone. La cresta che conduce dai rifugi alla cima è bellissima, aerea e impressionante, con visioni sempre più belle sul fiume che scorre placido, quasi paralizzato dalla diga di Salcano, una specie di serpente colorato adagiato tra i massicci montuosi. Dalla vetta (m.609) si gode un altro incomparabile panorama, con la possibilità di contemplare il mare fino alla Croazia da una parte, dall’altra il succedersi delle lagune di Grado e Marano e, nei giorni più limpidi, perfino Venezia.  Continuando la cresta, si scende alle suggestive rovine dell’eremo di San Valentino, luogo di intensa spiritualità e pittoresche leggende, salvato dall’abbandono e dalla dimenticanza dall’opera indefessa e indispensabile del compianto goriziano Mario Muto. La discesa richiede attenzione, è decisamente accidentata se si affronta la “diretta” sud, quella che passa fra la I e la T della grande scritta di pietre carsiche che inneggia al presidente della Jugoslavia, il maresciallo Tito. Si può anche raggiungere la parte opposta del versante, dove c’è l’ex caserma italiana, dalla quale ogni notte si irraggia un luminoso tricolore.

 

Anche l’ultima parte del cammino riserva belle sorprese. Si raggiunge rapidamente il paese di San Mauro, con la romantica chiesetta dalla quale si può godere di un originale vista sulle “Gorizie”. Si scende fino al torrente Pevmica, particolarmente amato da Carlo Michelstaedter che qui spesso veniva a contemplare la natura e da lì si risale a Pevma. Non si può mancare una visita alla chiesa dedicata a san Silvestro e a Sant’Anna, con interessanti affreschi del grande pittore sloveno Tone Kralj. Continuando verso Gorizia, si passa davanti al monumento dedicato ai partigiani combattenti per la libertà e si scende fino al Ponte del Torrione, quello attuale costruito dagli Alleati dopo la seconda guerra mondiale, sulle rovine del precedente, il più antico della città. È tempo di risalire verso il centro di Gorizia, contemplando il verde parco Coronini, sostando di fronte ai goriziani illustri ricordati nel Giardini Pubblici e ritornando in breve fino al punto di partenza.

 

Ecco, il tour è finito, lo si può ovviamente affrontare anche in senso inverso. Richiede una buona giornata di cammino, almeno otto ore per i più allenati, essendo lungo circa 32 km e richiedendo il superamento di circa 1500 metri di dislivello. Ovviamente non tutti se lo possono permettere, per motivi di tempo e di salute. Chi vuole, può compiere tutto il cammino con il pensiero, lasciandosi guidare dal libro Gorizia fra le nuvole, un percorso tra monti e città, edito da Libreria Editrice Goriziana nel 2019 con magnifiche immagini in bianco/nero dell’ottimo fotografo Massimo Crivellari.



Articolo originale in Italiano.