»PORTATRICE DI UN’INFLUENZA STRAORDINARIA NEGLI AMBIENTI DELLA SOCIETA’ GORIZIANA E DELLA PRIMORSKA«
di ROBERT DEVETAK
La vita e l’opera della filantropa goriziana Angiolina Ritter von Záhony.
Se ci soffermiamo più attentamente sulle opere storiche, tanto più antiche quanto più recenti, possiamo notare rapidamente che le donne, come protagoniste, vi compaiono per lo più di rado, e che il loro ruolo è considerato in modo parziale o addirittura omesso. Un cambiamento si è verificato gradualmente solo nella seconda metà del XX secolo, ma le lacune permangono ancora oggi, e storiche e storici hanno davanti a sé ancora molto lavoro per colmare le numerose zone d’ombra con le proprie ricerche (Verginella, Selišnik 2018: 10–14). Tale mancanza ci impedisce di comprendere in profondità i processi sociali del passato. Un’analisi più accurata delle fonti rivela spesso un mondo nuovo, plasmato in modo significativo anche dalle donne. Ciò vale anche per l’area goriziana, dove donne di diverse nazionalità e classi sociali hanno lasciato in passato un segno importante.
Già nel 1888 il quotidiano sloveno goriziano Soča pubblicò un lungo articolo intitolato Goričanke (Le goriziane), sulle donne di Gorizia, sottolineandone tra l’altro il ruolo sociale:
«Si deve dire che la loro influenza si estende ben oltre la culla e il focolare domestico, oltre la casa e gli affari cittadini, fino alle questioni statali ed ecclesiastiche» (Soča, 2. 11. 1888, n. 44).
Il testo nasce in un periodo in cui le donne iniziavano ad accedere più attivamente allo spazio pubblico. Nella seconda metà dell’Ottocento questo era ancora notevolmente limitato per loro e ristretto ad alcune attività specifiche. Una delle prime possibilità era rappresentata dalle associazioni, in primo luogo dalle diverse organizzazioni di beneficenza, che nel XIX secolo si diffusero soprattutto negli ambienti urbani europei. Si trattò di una delle poche vie che le donne, soprattutto appartenenti ai ceti più elevati, avevano per entrare nello spazio pubblico nel passaggio tra XIX e XX secolo. La società di allora percepiva la beneficenza come un’estensione della cura familiare, ovvero come una forma di “maternità pubblica” (Dudeková 2017: 156), poiché riteneva le donne “naturalmente” predisposte a questo tipo di lavoro (Selišnik, Cergol 2016: 239). La loro identità veniva definita attraverso la compassione, la sensibilità, il sacrificio e l’amore verso il prossimo. La beneficenza offrì alle donne una nuova via per divenire «cittadine attive» (Porter 2002: 26).
Una vasta rete benefica si sviluppò gradualmente anche a Gorizia nel XIX secolo. Le autorità cittadine organizzarono varie forme di assistenza per la popolazione più povera (orfanotrofi, case di mendicità, fondazioni, cucine pubbliche). Tuttavia, spesso le istituzioni locali non riuscivano da sole a far fronte alle difficoltà sociali, e il peso ricadde in larga parte sulle iniziative private, dove furono le associazioni di beneficenza — guidate prevalentemente da donne — a svolgere il ruolo principale. Tra le più importanti vi erano l’Associazione delle Signore Goriziane a sollievo dei poveri e l’associazione Caritas, entrambe fondate e gestite da donne. È significativo sottolineare che la beneficenza fu una delle poche attività che, nel periodo di forte sviluppo delle tensioni nazionali, riuscì in parte a evitare conflitti etnici, unendo donne italiane, slovene, tedesche e di altre comunità. Per alcune di loro, l’impegno benefico aprì l’accesso allo spazio pubblico più ampio e le pose in posizioni di rilievo nella società goriziana (Devetak 2025: 64–99).
In questa occasione desideriamo soffermarci in particolare su una delle più importanti filantrope dell’epoca: Angiolina Ritter von Záhony.
Angiolina nacque il 18 ottobre 1825 in una prestigiosa famiglia triestina, i Sartorio, trasferitisi a Trieste da Sanremo nel 1775. Era la terza e la più giovane figlia di Giovanni Guglielmo Sartorio e Carolina Gobbi (Resciniti 2010: 94–96). Gorizia divenne la sua casa dopo il matrimonio, celebrato nell’aprile del 1846, con Heinrich Ritter von Záhony, membro di una delle famiglie più importanti della Gorizia. La cerimonia si svolse nella tenuta di Montebello a Trieste e venne officiata da suo padre, poiché il parroco locale si rifiutò di sposare la coppia a causa della fede protestante dello sposo (Sartorio 1863: 178–179). La famiglia tedesca Ritter von Záhony, originaria di Francoforte sul Meno e trasferitasi a Gorizia e Gradisca nel 1819, era rinomata per aver dato impulso allo sviluppo industriale del territorio, ottenendo un posto di rilievo nella società, nell’economia e nella politica goriziana (Marušič 2014: 64–67).
Angiolina si inserì rapidamente nella vita pubblica cittadina e intrecciò solidi rapporti con l’élite urbana e aristocratica. Si affermò come una delle figure femminili più influenti della Gorizia ottocentesca, fatto riconosciuto anche dalla stampa dell’epoca, che riportava frequentemente le sue iniziative:
«Per il suo nobile pensiero e la sua generosità illimitata, nelle stanze della baronessa Angiolina Ritter si riunisce un gran numero dell’illustre società goriziana, che sa raccontare della benevolenza e della gentilezza della nobile signora. (…) In affari elettorali ella sapeva talvolta rispondere con tale autenticità da mettere in ridicolo più di qualcuno.» (Soča, 2. 11. 1888, n. 44)
Il suo nome è legato anche alla sede del Municipio di Gorizia: nel 1908 donò al Comune la residenza di famiglia, che ancora oggi ospita l’amministrazione cittadina (Gallarotti 1993: 52).
Il suo impegno più duraturo, tuttavia, fu nell’ambito della beneficenza. Già negli anni Settanta dell’Ottocento la stampa la definiva «la madre dei poveri» (L’Isonzo, 22. 12. 1875, n. 102). Fu membro attivo dell’Associazione delle Signore Goriziane e tra le fondatrici della Caritas nel 1876. Donò somme ingenti in denaro, abiti, cibo e beni di uso quotidiano (L’Isonzo, 22. 12. 1879, n. 281). Nel 1883, grazie alla sua iniziativa, venne fondato l’Asilo San Giuseppe, destinato all’educazione e all’assistenza di orfane e ragazze povere, al quale destinò notevoli risorse (Gallarotti 1993: 52). Nel 1900 l’imperatore Francesco Giuseppe le conferì l’Ordine di Elisabetta di II classe, un’onorificenza riservata esclusivamente alle donne che si distinguevano in opere religiose e caritative (Resciniti 2010: 95).
Angiolina Ritter morì il 23 luglio 1910, all’età di 84 anni. Oggi la ricorda la Via Angiolina, nel settore occidentale della città. Come osserva Antonella Gallarotti, è significativo che la via sia stata intitolata a una persona ancora vivente e solo con il nome proprio, segno della notorietà e della riconosciuta importanza della benefattrice nella società goriziana (Gallarotti 1993: 52). La sua opera filantropica, individuale e associativa, contribuì allo sviluppo dell’assistenza nella regione e alleviò le difficoltà quotidiane di molte famiglie povere, conferendole rispetto e considerazione da parte delle autorità e della popolazione.
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Bibliografia:
- Corriere di Gorizia, 11. 12. 1888, št. 148.
- L’Eco del Litorale, 22. 12. 1881, št. 102.
- L’Isonzo, 22. 12. 1875, št. 102
- L’Isonzo, 22. 12. 1879, št. 281.
- Soča, 2. 11. 1888, št. 44.
- Alcuni cenni storici intorno al Civico istituto per fanciulli abbandonati in Gorizia dall’epoca della sua fondazione fino al presente. Gorizia: Paternolli, 1903.
- Devetak, Robert: “In zopet kliče domovina ženo na pomoč”: ženska dobrodelna društva na Goriškem in Gradiškem v obdobju Avstro-Ogrske. Trst: Založništvo tržaškega tiska ZTT-EST; Ljubljana: Inštitut za narodnostna vprašanja, 2025.
- Dudeková, Gabriela: Muncipal Social Welfare in Bratislava during the 19th and Early 20th Centuries: Examples and Modernisation Trends. Poverty, Charity and Social Welfare in Central Europe in the 19th and 20th Centuries (ur. Fejtová, Olga et al). Cambridge: Cambridge Scholars Publishing, 2017, str. 143–162.
- Gallarotti, Antonella (ur.): Donne per Gorizia. Monfalcone: Edizioni della Laguna, cop. 1993.
- Marušič, Branko: Poskus orisa industrije na Goriškem pred in po prvi svetovni vojni. Industrijska dediščina na Goriškem – prispevki in pričevanja: [Meblo, MIP, Tekstina, SIA, Salonit, Lipa, Remiza – in še mnogo drugih]: katalog razstave (ur. Inga Miklavčič Brezigar). Nova Gorica: Goriški muzej, 2015, str. 7–12.
- Porter, Dorothy: Health Care and the Construction of Citizenship in Civil Societies in the Era of the Enlightenment and Industrialisation. Health Care and Poor Relief in 18th and 19th Century Northen Europe (ur. Ole Peter Grell, Andrew Cunningham, Robert Jütte). Aldershot: Ashgate Publishing Company, 2002, str. 15–31.
- Resciniti, Lorenza: Silhouettes biografiche. Memorie biografiche: Giovanni Guglielmo cav. de Sartorio ai suoi figli, parenti ed amici (ur. Lorenza Resciniti, Simone Volpato). Trieste: Comune, Civici musei di Storia ed Arte, 2010, str. 61–118.
- Sartorio, Giovanni Guglielmo: Memorie biografiche: Giovanni Guglielmo cav. de Sartorio ai suoi figli, parenti ed amici. Trieste: Lloyd austriaco, 1863.
- Selišnik, Irena; Cergol Paradiž, Ana: Delovanje žensk od karitativnosti do socialnega dela: zgodovinski pregled razvoja dobrodelnosti in začetki idej socialnega dela v letih 1850–1941 na Slovenskem. Socialno delo, l. 55, št. 5/6. Ljubljana: Fakulteta za socialno delo, 2016, str. 239–251.
- Verginella, Marta; Selišnik, Irena: Vidnost in nevidnost žensk: zgodovina žensk in študije spolov v Sloveniji. Javnost, l. 25. Ljubljana: Evropski inštitut za komuniciranje in kulturo, 2018, str. 1–17.
Articolo originale in Italiano.