
POETICHE CONVERSAZIONI AD ARTE
di PATRIZIA DUGHERO
“Amico caro, permetti che ti presenti il mio atelier […] E che io prenda parola: un foglio, uno schermo, qualcosa per scrivere…” Così Miljana Cunta, in un’assoluta semplicità, ci porge, e solo a chiosa, le conversazioni svolte con Vladimir Makuc, uno degli artisti figurativi sloveni più importanti del secolo scorso. La differente età non ha affatto impedito l’immedesimazione nei fantasiosi mondi del pittore, nel centenario della sua nascita, consentendo alla poeta, non nuova a lirici dialoghi intra generazionali, di condurre i lettori in un’immedesimazione di paesaggi originari, d’infanzia e giovinezza, tra loro molto vicini. Nella vicinanza “Sono nate delle conversazioni che sono il documento di un viaggio personale nello spazio e nel tempo, come l’hanno indirizzato le opere dell’artista” e, aggiunge Cunta, anche “sulle origini della creazione”. Nel 2025 si è voluto rendere uno speciale omaggio a Makuc con una mostra che è rimasta visitabile all’esterno del museo ma soprattutto con il volume bilingue che proponiamo in rubrica*.
Vladimir Makuc, scomparso nel 2016, conosciuto per il suo modo di esprimersi lirico-poetico, è nato a Salcano e ha studiato all’Accademia di Lubiana, dove si è specializzato in conservazione e restauri di affreschi medievali, orientandosi inizialmente a grafica, xilografia, acquaforte e acquatinta. Nel ’60 andò a Parigi a studiare con Johnny Friedlaender per poi dedicarsi alla pittura, all’arazzo e alla scultura. Incluso nelle collezioni di numerose gallerie e musei, ha donato una parte fondamentale del suo opus al museo di Nova Gorica. Numerosi i riconoscimenti ricevuti, tra questi, il premio Prešeren alla carriera e il premio Župančič. La sua tematica è strettamente legata alla zona del litorale, alla temperie mediterranea e al Carso, con motivi di animali, tori, buoi e volatili, ma anche con temi mitologici. Temi che Miljana Cunta ben conosce e che riprende e rigenera in questa sua nuova silloge. Nata a S.Pietro-Vertoiba, vive a Lubiana, dove si è laureata in letteratura comparata e inglese conseguendo poi il master con una tesi sugli sguardi critici contemporanei attorno alla poesia vittoriana. Il suo campo di lavoro comprende la creazione letteraria, la traduzione, il lavoro di redazione e l’organizzazione nel settore culturale. È stata la responsabile dei programmi dei festival Vilenica e Fabula. Ha tradotto in sloveno, tra le altre, le poesie di Patrizia Cavalli, Christina Rossetti, Denise Levertov, Alda Merini, Lisel Mueller. Ha pubblicato quattro raccolte poetiche, Za pol neba (Per metà del cielo), Pesmi dneva (Poesie di un giorno) anch’essa silloge in prosa poetica che mette in dialogo infanzia e vecchiezza, Svetloba od zunaj (La luce da fuori) e Nekajkrat smo zašli, zdaj se vračamo (A volte ci siamo smarriti, ora torniamo). Le sue poesie sono state tradotte in otto lingue. Più volte finalista, ha ricevuto anche numerosi premi, tra questi il premio della rivista Mladika, il premio Jenko e il premio del fondo Prešeren. Una terra che accomuna i due artisti e che Miljana afferma di aver attraversato come “spazi di uno scantinato, per vedere se sono forse collegati con gli spazi dello scantinato della casa vicina” visitando i luoghi di Makuc, Salcano, Hrastovlje, Lubiana, le saline e il Carso, persino Parigi, percependo il suo amore infantile per la vita e l’ostinata introspezione, che sono anche talenti dell’autrice, tanto che: “La sera, quando il silenzio ripartiva le sensazioni del giorno, verificavo quali delle sue immagini si erano impresse in me richiamando alla coscienza i miei propri ricordi, sensazioni, sogni – come risposta, come una nuova domanda.” Miljana sembra contemplare con occhi nuovi il proprio e altrui paesaggio interiore, come fosse Il Monte Analogo di René Daumal, un apprendistato (Hrastovlje) più che una vetta da scalare (da notare come i monti dei luoghi citati attorno alle Gorizie pare abbiano le punte smussate), un itinerario per superare i propri limiti, una montagna non euclidea che fuori dagli schemi di logica e geometria risulti simbolico e necessario collegamento tra terra e cielo. E dove il sentiero sia rappresentato da una collezione di espressioni significative, a volte immote nel silenzio, altre mobili, occasionali esperienze della nostra vita e i panorami giungano dalle immagini del pittore come distese lungo un percorso mistagogico. E allora “Chiudi gli occhi e cerchi l’immagine a cui aggrapparti mentre cadi. Qualcuna è troppo lontana, qualcuna troppo debole per un sostegno. Nessuna poesia aiuta, questa battaglia non è stata ancora trascritta” Un’invocazione di immagini per i 20 frammenti, raffinate tavole anch’esse, di un vero poème en prose, nell’incedere di metafore a superare anche questo confine, tra parola e arte figurativa, con una limpidezza stilistica colma di grazia.
Articolo originale in Italiano.