PROGETTO PASSAGGIO A NORDEST

PROGETTO PASSAGGIO A NORDEST PER LA REALIZZAZIONE DI UNA TORRETTA DI OSSERVAZIONE SULLA SOMMITÀ DEL MONTE CALVARIO

DI DARIO STASI

 

 

Questo progetto, qui esposto nelle sue linee generali, preve de la costruzione di una torretta di osservazione ad uso pubblico, turistico, sulla sommità del Monte Calvario, sito nel comune di Gorizia. La torretta panoramica dovrebbe permettere  una veduta panoramica della pianura friulana isontina e della  valle del Vipacco, da Aquileia al monte Nanos in Slovenia,  per abbracciare con lo sguardo il PASSAGGIO A NORDEST,  ovvero i luoghi di transito resi famosi nella storia dai mitici  Argonauti alle numerose “invasioni barbariche” (o “migrazioni  di popoli”) fino alle guerre del Novecento; in pratica il percorso dell’antica strada che dalla città romana arrivava alla città  di Emona, l’odierna Lubiana, strada che secondo autorevoli studiosi era chiamata “Via Gemina”.

Dopo vari sopralluoghi effettuati in anni recenti da chi scrive,  si ritiene che il punto più adatto alla realizzazione della detta  torretta sia il sito del Monte Calvario denominato “Tre Croci”,  luogo in cui già esiste un “belvedere”, ripulito e restaurato tre  anni orsono dal comando Carabinieri di Gorizia. Detto “belvedere”, però, attualmente non consente una veduta completa  della valle del Vipacco per la presenza delle fronde di numerosi alberi. Anche verso la pianura isontina gruppi di alberi  impediscono di godere pienamente del panorama. Altro punto di possibile realizzazione della torretta potrebbe essere il  luogo del Monte Calvario denominato “Naso”. La decisione  dovrebbe essere presa dai tecnici incaricati di realizzare questo progetto. A questo proposito si richiama l’attenzione anche al sito in cui sorge il grande obelisco costruito nel primo  dopoguerra per ricordare la conquista del Calvario da parte  delle truppe italiane nel 1916. Alla base dell’obelisco sta scritta, incisa a grandi caratteri, la seguente dedica ai soldati che  conquistarono il monte: “SIGNOREGGIATE L’ORIZZONTE  VOI CHE L’AVETE RIAPERTO”. Ma anche qui la veduta panoramica è oggi completamente preclusa, sempre per la presenza di numerosi alberi ad alto fusto tutt’intorno all’obelisco.

Ecco quindi un altro motivo per realizzare la torretta che qui  viene proposta.

Motivazioni storiche e geografiche

Oggi siamo anche in presenza di un confine importante fra due paesi, Italia e Slovenia, che pur facendo parte entrambi dell’Unione Europea, hanno punti di vista diversi, storici e  geografici, su questo territorio. E non si può dimenticare che  questo è stato un confine difficile, rigido, specie nei primi anni della sua esistenza, quando è stato chiamato anche “cortina  di ferro”; un confine che separava il mondo occidentale da  quello comunista dell’Europa dell’Est. Al tempo, dal 1947 in  poi, per la città di Gorizia rimasta in Italia e per il territorio  del Goriziano rimasto in Jugoslavia, questo confine ha rappresentato una barriera difficile da attraversare, quasi impermeabile. Al tempo sul monte Calvario, e in tutto il territorio  goriziano, numerosi cartelli avvertivano che era proibito fotografare o filmare il paesaggio circostante. Poi pian piano le  cose sono cambiate. La “città” di Gorizia, in Italia, ha vissuto  fra alti e bassi con la sua piccola provincia (e con la legge di  Zona Franca) mentre la “campagna” d’oltreconfine, prima in  Jugoslavia e successivamente in Slovenia, ha voluto ma anche dovuto costruirsi un nuovo centro urbano, Nova Gorica,  quale nuovo capoluogo amministrativo, dei servizi e dei com merci di quel territorio. Le vicende storiche del Novecento, le  due guerre mondiali, i totalitarismi, il confine e la “guerra fredda” hanno finora impedito una libera e unitaria conoscenza  del Goriziano nel suo complesso, oggi diviso fra Italia e Slovenia. Nel secolo scorso e in parte ancora fino ai giorni nostri, diverse generazioni di goriziani, italiani e sloveni, hanno  vissuto questo territorio in modo talmente separato, con una  contrapposizione così radicale e profonda, che da entrambe  le parti è stata in vario modo dimenticata o oscurata la lunga  e ricca storia precedente, e vissuta comunque anch’essa in  modi diversi. Tanto che, chi scrive, ha faticosamente acquisito nel tempo questa consapevolezza in quanto vivente nella  parte italiana del territorio goriziano e non conosce, ancora,  se non superficialmente, i modi e le forme come tale separazione ha influito nella cultura slovena dell’altra parte.

Punti di vista

È opportuno poi considerare ancora quanto e come questi  due diversi punti di vista siano stati trasmessi alle rispettive  culture nazionali e da queste fatti propri, rispettivamente a  Roma e a Lubiana. Il fatto che Roma sia molto lontana e lo  stato italiano più grande di quello sloveno, ha ulteriormente  complicato le cose rendendo assai difficile comunicare e far  comprendere a livello nazionale la nostra storia, così diversa  e complessa rispetto a quella normalmente italiana. Anche  la circostanza che invece Lubiana sia molto più vicina, e la  Slovenia molto più piccola, ha una sua influenza contribuendo, diversamente che in Italia, a rendere forse più presente  e più compreso questo territorio a livello nazionale sloveno.  Proseguendo ancora in questo ragionamento, da noi è un  fatto di cui siamo largamente consapevoli che, almeno per  quanto riguarda l’Italia, come si è su accennato, la storia del  nostro confine orientale e del territorio in cui si sviluppa non è  bene conosciuta nel nostro Paese. Qui si vuole solo ribadire  che Gorizia, ancorché nota per la prima guerra mondiale è  invece molto poco conosciuta a livello nazionale per le sue  particolarità culturali e geografiche, per la sua storia antecedente e successiva alla prima guerra mondiale ma molto più  conosciuta per le foibe, per l’esodo e, vagamente, per il confine, per i quali comunque viene sempre associata a Trieste e  all’Istria. Invece il confine a Gorizia, a Nova Gorica e nel Gori ziano ha rappresentato e rappresenta ancora di gran lunga il  dato storico più significativo e importante, le cui conseguenze per questo nostro territorio sono a tutti gli effetti rilevantissime. Oggi le sbarre, i valichi di confine che per molti anni hanno diviso il Goriziano storico non ci sono più, e questo è un grande dono fatto alle due Gorizie dall’Unione Europea (e  di questo dono forse ancora non c’è piena consapevolezza).  Non ci sono più controlli, non servono più lasciapassare. Fra  i due stati confinanti c’è la libera circolazione delle persone e  delle cose. La moneta, l’euro, è la stessa. Solo la conoscenza delle due lingue è ancora, in parte, motivo di separazione  e di incomprensione fra gli abitanti residenti nei due territori  contigui. In presenza di questa nuova realtà e delle recenti  aperture è cambiato anche il nostro punto di vista sul Goriziano. Oggi è possibile guardare a questo nostro territorio,  alla sua geografia e alla sua storia, con occhi diversi anche  rispetto a pochi anni fa, quando tutto finiva sui cippi, sulle  reti o sulle sbarre del confine; quando la contrapposizione  con la Jugoslavia e con la Slovenia toccava vette altissime di  incomunicabilità. Oggi riscopriamo la storia antica e ricchissima di questo territorio, insieme al dato geografico a lungo  sottovalutato, che la larga valle del Vipacco/Vipava (il romano  Frigidus), nei trenta o quaranta chilometri fra l’Isontino, Go rizia, Nova Gorica e il Monte Nanos rappresenta il contatto  naturale, millenario, “strategico” fra la penisola italiana e l’Eu ropa orientale e balcanica, il Passaggio a Nordest.

Conclusioni

Per queste ragioni, si ritiene importante questo progetto. Per  la cui attuazione si auspica l’individuazione di un luogo sul  quale realizzare uno strumento (la torretta panoramica) col  quale facilitare la conoscenza e la comprensione della nostra  storia, e la sua valorizzazione anche dal punto di vista turistico. In allegato viene qui unita una fotografia che rappresenta  la torretta di osservazione realizzata qualche anno fa sulla  vetta del Monte San Gabriele in Slovenia, visibile anche da  Gorizia. Si ricorda che si tratta di una struttura di notevoli  dimensioni, anche perché l’altezza del monte è di m. 646.  L’altezza del Monte Calvario è invece di m. 243 e i siti “Naso”  o “Tre Croci” superano di poco i m. 200, per cui qui la struttura potrebbe essere di dimensioni ridotte rispetto a quella  del San Gabriele.